Quali dipendenze da internet?

Quali dipendenze da internet?

Dott.ssa Flavia Pezzuoli

Ultimamente il tema dell’uso/abuso di internet da parte degli adolescenti sta prendendo sempre più spazio nelle riviste e giornali di larga distribuzione. Ma cosa si intende veramente per dipendenza da internet e come si struttura negli adolescenti di oggi?

Credo che prima di tutto sia necessario abbandonare posizioni “nostalgiche” ed anacronistiche. Esiste una linea di demarcazione importante tra un prima ed un dopo l’avvento della digitalizzazione: questa è l’epoca delle tecnologie, della rete ed è in questo contesto che sono nati e crescono gli attuali adolescenti. E’ anche un’epoca in cui il concetto di intimità e di esposizione sono più che mai difficili da comprendere e spesso confusi. Il “diario” non è più qualcosa che resta nel cassetto o al massimo letto dai compagni di classe; è uno spazio di facebook dove la lettura può essere estesa a centinaia, migliaia di persone. Per dirla con Daniele Silvestri “va di moda la sincerità ma solo quando è urlata alla televisione” (Sornione, 2011).

Tutti vincenti, tutti felici, tutti belli purché nello stesso modo. Ogni elemento può essere ritoccato (foto, volti, corpi,…), eliminato nei difetti e in tutto quello che non incontra il nostro ed altrui gradimento. Le dimensioni percepite dello spazio e del tempo sono fortemente cambiate: le cose, i luoghi, le persone sono raggiunge molto più velocemente e la sensazione è quella di un godimento immediato.

Fatta questa premessa di cornice, trovo interessante , in merito all’argomento proposto inizialmente, la puntualizzazione che riportano nel loro lavoro (2014) Lancini e Zanella : “sarebbe auspicabile un cambiamento terminologico: non limitarsi più al contrasto tra mondo reale e mondo virtuale, che connoterebbe quest’ultimo come un surrogato meno autentico del primo, ma provare a parlare di mondo reale e mondo digitale, esaltandone l’aspetto più tecnico”. La questione, quindi, non sta solo nei termini di “quanto” utilizzo viene fatto ma soprattutto di “quale”. Attualmente, con l’avvento degli smartphone, ognuno di noi è potenzialmente sempre connesso. L’utilizzo di alcune applicazioni di messaggistica (es; whatsapp) è ormai uscito da anni dal monopolio dei ragazzi e viene utilizzato dagli adulti (spesso in modalità altrettanto patologiche). In questo senso ha poco significato considerare il solo tempo di connessione come elemento patologico. Piuttosto è bene cercare di comprendere cosa il ragazzo cerchi sulla e dalla rete.

Trovo a riguardo estremamente interessante la classificazione presente in lettereatura, che propone la distinzione tra retomane per fuga e retomane per azione (Cantelmi et al. 2010).

  1. Nel primo gruppo possiamo descrivere quei ragazzi fortemente ritirati sul piano sociale, che vivono intensi sentimenti di vergogna che spesso li portano a forme più o meno gravi di reclusione domestica. Tendono a ritirarsi dalle forme della socialità comuni in adolescenza (scuola, sport, gruppi…) e spesso invertono i ritmi circadiani, dormendo di giorno e restando svegli la notte (Piotti, 2013). In particolare in questi casi è estermamente importante non passare attraverso una privazione della rete (“ora vado a casa e gli levo tutto!”). La rete rappresenta per il ragazzo una sorta di esoscheletro senza il quale crollerebbe senza struttura, a volte, nei casi più gravi, con veri e propri scompensi psicotici. Il processo terapeutico deve comporsi di una lenta e paziente fase iniziale di avvicinamento (a volte “a domicilio” quando la reclusione è totale) al (e poi nel) mondo del ragazzo per allearsi dall’interno, cercare di parlare un linguaggio che sia comprensibile e sviluppare una vicinanza che sia tollerabile. La tipologia di ragazzi che incontriamo nel nostro lavoro è più spesso di questo tipo, soprattutto maschi tra i 13 ed i 18 anni.

  1. Nel secondo gruppo troviamo invece tutti quei ragazzi che utilizzano la rete per sovra esporsi socialmente, che la utilizzano come un palco dal quale attirare sempre più attenzione (ad esempio quanti “mi piace” ottiene una determinata foto). Mettono in scena la loro fragilità narcisistica, in modo opposto ai ritirati sociali (si tratta comunque di due facce della stessa medaglia), attuano eclatanti agiti virtuali come ad esempio il sexting1 oppure il cyberbullismo dove la propria fragilità narcisitica viene spostata sull’altro e derisa prendendone illusoriamente le distanze. Questi ragazzi sono più difficilmente agganciabili soprattutto quando intercettano un sistema rispondente a queste richieste di rispecchiamento narcisitico e quindi di “successo”. Quando questo viene meno, la ferita è spesso molto grave e l’intervento psicologico deve essere tempestivo.

La questione della vergogna è estermamente cruciale per comprendere l’adolescenza contemporanea: da chi cerca di scomparire per non essere visto, a chi si illude di padroneggiarla ostentando spavalderia e pseudo-sicurezza (Pietropolli Charmet, 2008). La rete si presta benissimo a queste funzioni. Può essere la cortina dietro cui celare se stessi diventando altri: da un eroe dei giochi di ruolo ad un oggetto dei desideri che conosce e padroneggia seduzione e sessualità così come un brillante leader dello schernimento.

Bibliografia

Cantelmi et al. (2010) Avatar. Roma ed. Magi

Lancini M, Zanella, TM (2014) Disagnosi e Psicoterapia della Dipendenza da Internet. In: Adoloescenza e Psicoanalisi, anno IX – n. 1, pp. 27-45

Pietropolli Charmet, G. (2008) Fragile e Spavaldo. Ritratto dell’adolescente di Oggi. Editore Laterza

Piotti, A. (2013) Il Banco Vuoto. Diario di un Adolescente in Estrema Reclusione. Franco Angeli

1Il sexting, divenuto una vera e propria moda fra i giovani, consiste principalmente nello scambio di messaggi sessualmente espliciti e di foto e video a sfondo sessuale, spesso realizzate con il telefono cellulare, o nella pubblicazione tramite via telematica, come chat, social network e internet in generale, oppure nell’invio di semplici mms. Tali immagini, anche se inviate a una stretta cerchia di persone, spesso si diffondono in modo incontrollabile e possono creare seri problemi alla persona ritratta nei supporti foto e video.

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