La fiaba di Cappuccetto Rosso: il passaggio dall’infanzia alla vita adulta

La fiaba di Cappuccetto Rosso: una riflessione sul film “In Compagnia dei lupi”

Dott.ssa Letizia D’Andrea

“….. non correre da sola dentro il bosco, non fermarti da sola per la strada, non devi mai fidarti dell’estraneo che si avvicina a te con gentilezza, la beltà s’accompagna alla leggerezza, il lupo assume le più strane forme, con l’ambigua parola che t’inganna, mai lui rivelerà i propri intenti: più dolce la sua lingua, più aguzzi i denti…” (Dal film “In Compagnia dei Lupi”)

Per un bambino ascoltare il racconto di una fiaba vuol dire sviluppare l’immaginazione e iniziare ad approcciarsi al mondo attraverso significati simbolici, traendo anche degli insegnamenti morali. Le fiabe si rifanno a storie narrate oralmente nell’antichità e vengono tramandate subendo durante i secoli modifiche e rifacimenti, in base alla cultura del luogo e al gusto dell’autore.

Fromm afferma che “popoli diversi creano miti e fiabe diversi, ma nonostante tutte queste differenze, hanno sempre un elemento in comune: sono tutti scritti e narrati nello stesso linguaggio, il linguaggio simbolico che esprime una verità psicologica comune”.

La pubertà è legata a canoni culturali e sociali, talvolta risulta più complessa per le ragazze che per i ragazzi, in quanto per esse diventa immediatamente evidente che i cambiamenti fisici sono premonitori di una serie di restrizioni imposte culturalmente al ruolo femminile.

La fiaba di Cappuccetto Rosso viene interpretata da Fromm come simbolo dell’avvenuta maturazione sessuale e come ammonimento rispetto ai pericoli del sesso.

Nel film in Compagnia dei lupi la storia è tratta dal libro “La camera di sangue” di Angela Carter, che è una raccolta di racconti nei quali la Carter dà rilettura delle maggiori fiabe, fra cui quella di Cappuccetto Rosso.

Quest’ultima è una fiaba, il cui messaggio portante è riconducibile a “non fidarti di nessuno, attenta a non abbandonare mai il sentiero”, ed in effetti nel film è la figura della nonna, che rappresenta gli stereotipi, a fare da “guida” alla piccola protagonista, ricordandole continuamente di non allontanarsi dal sentiero, di non fidarsi degli uomini e soprattutto di stare attenta alle belve col “pelo dentro”, intendendo metaforicamente il fatto che non tutto ciò che è pericoloso si palesa da principio come tale. Nel film Rosaleen, la protagonista, sogna di ritrovarsi in un antico villaggio immerso in un bosco abitato da lupi feroci e funghi giganti. Quando la sua insopportabile sorella viene attaccata e uccisa dal lupo, Rosaleen è mandata dalla nonna, un’anziana donna che vive sola dall’altra parte del bosco e che cerca di metterla in guardia dai pericoli della vita d’ogni giorno raccontandole storie raccapriccianti. La ragazza pur credendo ai racconti della nonna, vuole anche conoscere ed affrontare la realtà ed i suoi inevitabili pericoli: sa che non dovrà mai abbandonare il sentiero e sempre diffidare degli uomini, che sono più feroci dei lupi, ma decide di non seguire le sagge parole dell’anziana che le sconsiglia principalmente le frequentazioni con il sesso opposto. Affascinata dal rischio e dalla trasgressione, nel prosieguo della storia, la ragazzina decide di abbandonare il sentiero già tracciato e sicuro per dirigersi verso le incertezze delle scorciatoie che conducono nell’oscurità del bosco. Nel bosco incontra un ragazzo affascinante con il quale fa una scommessa. A sua insaputa il giovane arriva prima di lei e uccide la nonna. Egli, che è un lupo travestito, le dirà di bruciare la mantellina rossa regalatele dalla nonna dicendole che “non ne avrà più bisogno”. Nel finale, contrariamente alla favola proposta dai fratelli Grimm o dove il lupo muore ucciso, c’è la riconciliazione tra la sessualità maschile e quella femminile, con la stessa Rosaleen che, dopo aver bruciato la sua mantellina rossa, si trasforma in lupa rappresentando così il passaggio alla maturità sessuale. Il lupo infatti, rappresenta l’elemento istintuale: é la paura e l’attrazione che l’adolescente prova verso la sessualità.

Secondo Fromm la fiaba rappresenterebbe una “sorta di rappresaglia” del mondo femminile verso quello maschile, infatti viene raffigurato nel lupo il maschio violento e rapace: l’atto sessuale è quindi atto di violenza, che tuttavia ha l’irresistibile fascino del necessario. Quel fascino che porta Rosaleen a non seguire l’indicazioni della nonna e fare la scommessa con il giovane uomo “dalle sopracciglia congiunte” dal quale la nonna l’aveva messa in guardia.

Al suo risveglio, Rosaleen vedrà un lupo che entra dalla finestra della sua camera, mentre la camera da bambina, piena di soprammobili e giocattoli, viene distrutta, simboleggiando il fatto che per diventare adulti perdiamo l’innocenza dell’infanzia.

Per quanto riguarda il significato del Cappuccetto Rosso, secondo Fromm è un simbolo di mestruazioni, viene rivelato come simbolo di un’avvenuta maturazione sessuale, “la ragazzina di cui ascoltiamo le avventure è diventata una donna matura e si trova ora di fronte al problema del sesso”, l’immaturità psicologica pone la ragazzina in pericolo rispetto alla fascinazione della sessualità, “rischiando di venirne sommersa, anzi inghiottita”.

Bibliografia:

A. Carter “La compagnia dei lupi”, in: “La camera di sangue” Feltrinelli, 1979

E.Fromm “Il linguaggio dimenticato” Garzanti, 1973

A.Cresti “Cappuccetto Rosso ed Erich Fromm: il linguaggio ritrovato”, in: Atti del Convegno “Incontro con Erich Fromm”, Firenze Nov. 1986, Ed. Medicea, 1988.

Filmografia:

In compagnia dei lupi” Neil Jordan

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